I Disturbi del comportamento alimentare - Alcune chiavi di lettura e suggerimenti alla famiglia
Quali sono alcune ipotesi sulle dinamiche famigliari?
- Le Aspettative
Si dice spesso che queste ragazze erano considerate "figlie modello". In realtà non si tratta di una semplice descrizione, ma del ruolo assegnatogli all'interno della famiglia. Questo crea in lei aspettative importanti per far contento il genitore.
Appare evidente che l'elemento determinante non è quello che il genitore ritiene di avere trasmesso (tutto è stato fatto con le migliori intenzioni, e solo per il bene della figlia), ma il messaggio che realmente è arrivato ai figli.
- Il Distacco.
Spesso le ansie e la paure dei figli fanno da schermo a quelle degli adulti. La relazione madre-figlia ha spesso contenuti simbiotici piuttosto evidenti. Giustificati dal buon senso, dati per scontati, oppure ignorati, non sono mai però questi gli elementi da cui dovrebbe partire l'analisi del problema.
Qualcosa che non va messo in discussione, sottende una paura molto profonda. Ed in questo caso ci riferiamo alla paura della madre, che vive con ansia qualsiasi movimento di allontanamento da parte della figlia.
Ancora una volta, occorre chiedersi se ed in che modo il messaggio (inconsapevole) da parte del genitore sia "Non crescere!"
- La Negazione.
In queste famiglie il livello di razionalità spesso è così alto da rappresentare un ostacolo (o una difesa) alla libera espressione delle emozioni. In tal senso anche la malattia, fin quando è possibile, viene negata. I familiari arrivano a considerare normale anche un peso di 40 kg, colludendo in tal modo con le persona malata, che tipicamente considera il suo comportamento del tutto adeguato.
La consapevolezza della malattia non si basa sul trovare "di chi è la colpa", ma sul ripartire su una nuova base di ascolto nei confronti dei figli, e di sé stessi.
Esistono una serie di consigli che normalmente vengono dati ai genitori dei pazienti in cura nei centri specializzati, che possono essere comunque utili più in generale per tutti quelli vivono vicino a qualcuno che soffre di un DCA.
Relativamente al Cibo:
* Parlare il meno possibile del cibo, ed evitare di controllare o condizionare quello che mangia proprio figlio. Rinunciare a strategie o furbizie, quali ad esempio comprare il cibo preferito, nel caso di condotte anoressiche, oppure nasconderlo, nel caso di comportamenti bulimici.
* Non trasformare i pasti in campi di battaglia. Evitare commenti, consigli, minacce o ironia relativi alla quantità di cibo assunto, ed ai rituali ad esso associati.
* Fare in modo che la dieta venga decisa da un esperto, in modo da delegare a quest'ultimo tutti i controlli relativi ad esso.
Relativamente alla Comunicazione:
* Evitare qualsiasi commento sull'aspetto fisico: sia in senso negativo ("sei troppo magra/grassa", "guardati allo specchio"), che in positivo ("stai meglio", "stai ingrassando/dimagrendo"), a meno che sia la persona stessa a chiederlo.
* Limitare al massimo consigli e e suggerimenti. Non anticipare i bisogni (meglio domandare) .
* Non fingere mai. Evitare sia l'eccessivo ottimismo che il catastrofismo, soprattutto se fa parte di una strategia e non rispecchia gli autentici stati d'animo.
* Fornire un sostegno costante ma discreto: l'approccio ideale è chi comunica "rispetto il tuo problema, ma sai che in qualsiasi momento io ci sono".
* Cercare degli spazi per se stessi: dedicare tempo ai propri hobbies, interessi. Non concentrare tutta l'attenzione sul disturbo dei figli.